A proposito di Mario Lanfranchi

Un’esistenza straordinaria


“Maestro”: così era abitualmente chiamato Mario Lanfranchi (1927 – 2022), appellativo che, nato in teatro, si era esteso negli infiniti campi del suo vasto sapere.

Tante vite in una sola: regista d’opera, di cinema e di teatro; autore di programmi e caroselli alla televisione (Rai) delle origini; tra i maggiori collezionisti italiani, uomo rinascimentale in grado di riconoscere la bellezza all’istante, per gli oggetti consegnati dalla Storia come della contemporaneità.

Davvero impossibile una sintesi: ampio lo spazio dedicato a Mario Lanfranchi su Wikipedia, per un’infinità di esperienze, dalle rappresentazioni d’opera in tv alle corse dei cavalli, dagli allestimenti internazionali agli anni vissuti a Londra e ancora ancora. Tanti i riconoscimenti, tra cui il prestigioso Illica, proprio a Lanfranchi il premio della prima edizione.

Il genio

Nel volume a lui dedicato da Roberta Reganati Ebnet “Mario Lanfranchi, un regista per tutte le stagioni”, ed. Santa Croce, intenso il volto in copertina con l’immancabile cappello (uno dei tanti!), Gian Piero Brunetta, professore emerito di storia e critica del cinema, intitola la sua prefazione/Proemio “L’Ulisside di Santa Maria del Piano” evidenziando le molte somiglianze con l’eroe omerico, discendente e “avatar padano”, trovando concordanze “di peripezie e di imprese, di armi e di amori”.

Sì: un “multiforme ingegno”! Sempre originali, colme di pensiero e soluzioni geniali le regie d’opera, numerose con la moglie, Anna Moffo, come protagonista, “Butterfly” e “Traviata”, “Lucia di Lammermoor” e “La sonnambula”.

Una ventina i film-opera, oltre una decina le regie cinematografiche nei generi più diversi, ricordato in particolare “Venezia, carnevale, un amore” con Rudolf Nureyev, Carla Fracci, Peter Ustinov e Charles Aznavour.

Grazie, Mario

Tante le passioni, il rugby e la bicicletta, cavalli e levrieri, il biliardo e il tiro a volo, puntando sempre all’eccellenza. Ma il vuoto lasciato in chi aveva conosciuto Mario Lanfranchi va oltre le sue molte avventure culturali, le feste estive nel giardino della villa, le ospitalità di cantanti e attori nel teatrino di corte, i suoi pomeriggi teatrali (sì: era anche un grande attore): bellissimo era poter dialogare con lui, ascoltare i suoi aneddoti, ilare, spiritoso, sempre pronto alle battute frizzanti. Davvero insostituibile.

Resta la sua villa, la sua casa, meraviglioso specchio di tanta gioia di vivere, ora aperta al pubblico, invitato così a sperimentare il piacere di esplorarla, di seguire le molte tracce di un’esistenza straordinaria.

Nel teatrino di Corte 25.04.2006

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